Ettore Majorana
Ettore Majorana è stato probabilmente il maggior fisico italiano –e forse non solo italiano- del ventesimo secolo. Ma il nome di Ettore Majorana, di questo scienziato scomparso misteriosamente nel 1938 a soli 31 anni di età, richiama subito alla mente un enigma nazionale tutt’ora irrisolto: si suicidò? Si rifugiò in un convento? O fu rapito da potenze straniere? Oppure si allontanò volontariamente in Argentina?
Perché Ettore Majorana, pur in giovane età, in quegli anni qui in Italia, era stato uno dei “ragazzi di via Panisperna” il famoso gruppo di fisici italiani con a capo Enrico Fermi, ossia il premio Nobel che poi nel 1942 costruì a Chicago la prima ‘pila atomica’ e in seguito, purtroppo, ne scaturì la ‘bomba A’.
Ettore Majorana, che già aveva rifiutato dei prestigiosi inviti di trasferimento presso le università di Cambridge, di Yale e della Carnegie Foundation si era fatto notare per il suo straordinario valore di scienziato e di ricercatore teorico con opere riguardanti la fisica nucleare e la meccanica quantistica relativistica, con particolari applicazioni sulla teoria dei neutrini.
Majorana conseguì la libera docenza in fisica teorica a soli 28 anni, ed ebbe poi la nomina, fuori concorso e per meriti speciali, a titolare della carica di Fisica Teorica nell’Università di Napoli.
Qui tenne la prolusione il 13 gennaio 1938 e continuò le sue lezioni fino al 23 marzo. Due giorni dopo, il 25 marzo 1938 egli scomparve dopo aver preso -sembra- il passaporto e ritirato lo stipendio relativo ai primi mesi di insegnamento.
L’ipotesi del suicidio, la più immediata e plausibile, non trovò conferma nelle ricerche effettuate immediatamente né fu trovata in seguito; lo stesso si può dire per altre ipotesi avanzate nel tempo.
Lo stesso Fermi scrisse a Benito Mussolini per chiedere una intensificazione delle ricerche usando parole chiare che esprimono molto bene la sua valutazione su Majorana: ”Io non esito a dichiararVi, e non lo dico quale espressione iperbolica, che fra tutti gli studiosi italiani e stranieri che ho avuto occasione di avvicinare il Majorana è fra tutti quello che per profondità di ingegno mi ha maggiormente colpito.”
Molti, col passare del tempo, ipotizzarono nella scomparsa una scelta di estraniamento totale e definitivo.
In alcune parti dei lavori del Majorana si trova una “sociologia quantistica”, indeterministica, chiaro esempio e specchio della vastità di interessi tale da porlo vicino alla tradizione dei “fisici-filosofi” come Heinsenberg, Bohr e Einstein più che alla fisica italiana del tempo, questa orientata all’aspetto sperimentale.
Fu ritroso a pubblicare i suoi lavori sia per il suo senso ipercritico (anche con se stesso) sia per la sua natura schiva e riservata, per cui una grande quantità di sue ricerche è rimasta in forma di manoscritti, in parte perduti.
Ciò che resta degli appunti autografi per le lezioni universitarie, delle sue ricerche e degli articoli pubblicati mostrano un chiaro esempio di penetrazione nelle leggi della fisica tale da precorrere i tempi sì che Ettore Majorana è stato compreso e valutato a fondo solo molti anni dopo e perfino tutt’ora rimane precursore di novità scientifiche.
Ora, nella testimonianza biografica di Rolando Pelizza riportata nel libro "Il dito di Dio", sia pure in questa prima parte che tratta avvenimenti fino al 1989, c’è una concreta indicazione, collegata a fatti reali che altrimenti resterebbero inspiegabili, per uno sprazzo di luce sul mistero della scomparsa di questo grande fisico italiano
Breve bibliografia.
E.Amaldi, La vita e l’opera di E. M., Roma 1966L. Sciascia, La scomparsa di M., Torino 1975E. Recami, Il caso Majorana: epistolario, documenti, testimonianze, Roma 2002;id., Il caso Majorana, Mondadori